Il volley è sempre più uno degli sport più popolari in Italia. Sotto rete compaiono campioni che sono già diventati simboli nazionali, anche in giovanissima età. Ma come si riconosce il talento nella pallavolo?
Il simbolo più importante del Belpaese ha, probabilmente, oggi, il volto sorridente e la storia articolata di Paola Egonu. Tra le pallavoliste più forti al mondo, tanto da essere scelta tra i migliori al mondo alla cerimonia d’apertura delle ultime olimpiadi. Ma la giovane di Cittadella è soltanto un esempio di un movimento, quello del volley nostrano, che sforna campioni ormai da tempo. Sia nel maschile che tra le ragazze, le squadre italiane sono stabilmente tra le più forti d’Europa, e una nazionale che non si distingua nettamente all’interno di una competizione internazionale è una sorpresa inattesa. L’Italia, possiamo dirlo, è una culla del talento nella pallavolo. Ma come si fa a riconoscerlo e coltivarlo fin dalla più giovane età?
Individuare il talento nella pallavolo prima dell’adolescenza
La pallavolo, essendo uno sport che non prevede contatto e necessitando di strumenti tecnici di facile reperibilità, è uno degli sport più praticati fin dalla scuola. In tutti gli sport, per trasformare in un giovane talento in un campione si inizia molto presto, ma con la pallavolo accade forse, in modo più evidente, proprio perchè è sovente praticato. Ma come trasformare piccoli atleti in professionisti, dando un futuro concreto a un talento nella pallavolo scoperto presto? Ha risposto alcuni anni fa Davide Mazzanti, oggi allenatore della nazionale femminile che ha portato a casa un oro europeo.
“A livello giovanile il talento non è nascosto nel fare bene 8 cose su 10, ma nel riuscire a fare una volta su dieci una cosa eccezionale… Sarai tu, con l’allenamento, a trasformare il suo talento in rendimento: buon lavoro!” Questa osservazione è stata esposta in relazione a un ciclo di allenamenti di una squadra under 14, cioè appena all’inizio dello stato di maturazione – fisica, di motivazione, di prospettiva, di un potenziale talento nella pallavolo. Secondo Mazzanti, quindi, soprattutto i giovanissimi, devono essere lasciati liberi di esprimere il proprio estro. Il compito di un allenatore abile e attento sarà identificare il futuro talento ed educarne la costanza, il lavoro e – non ultima – la tenuta mentale.
Quando esplode un talento nella pallavolo
A quell’età, tuttavia, si gioca ancora soprattutto per divertirsi, ed è sacrosanto che sia così. E del resto, la trasformazione di un talento nella pallavolo in un professionista segue percorsi non di rado peculiari. Basta pensare a un campione come Andrea Zorzi, parte di quella generazione di pallavolisti che negli anni Novanta vinse tutto. L’atleta di Noale ha iniziato a giocare a pallavolo a 16 anni!
Ci sono simili eccezioni, certo. Ma esperti riconoscono che per sviluppare un vero talento nella pallavolo sia importante iniziare in giovane età a svilupparne le qualità. Se infatti non esiste una risposta precisa alla domanda: “quando si capisce se un’atleta può diventare un campione di pallavolo?”, iniziare in giovanissima età permette di educare con più facilità le capacità di coordinazione che devono andarsi ad aggiungere ai molti elementi tecnici che sono necessari per praticare il volley ad alto livello.
Poi, il talento nella pallavolo è anche quello di un allenatore, capace di riconoscere qualità che gli altri non avevano visto e diventare un simbolo. Per esempio, è il caso di Julio Velasco, allenatore totem della nazionale italiana, che trasforma un attaccante che ha già esordito in serie A in ricevitore: è nato così il più forte nel ruolo, mister Secolo, al secolo – appunto – Lorenzo Bernardi
Le qualità di un talento nella pallavolo
Una volta individuato, però, rimane una domanda: che qualità deve avere un vero talento nella pallavolo? Come si è visto, ogni strada e carriera è, inevitabilmente, unica. Di certo, però, chiarisce il portale del torneo Cornacchia World Cup, “motivazione personale e lo spirito di sacrificio sono importanti, ma come non dire onestamente che un buon fisico, nella pallavolo, è determinante?”. L’altezza, in primo luogo, e poi la potenza e l’esplosività.
Il torneo cui si faceva riferimento, però, riservato ai più giovani e disputato a Pordenone da più di quattro decenni, sottolinea in modo importante il legame tra un talento nella pallavolo e chi lo sa notare e poi allenare. In un contesto come quello, raccontano: “Sono arrivati, e ancora arrivano, anche manager statunitensi che offrono borse di studio per portare nei loro college le giocatrici più interessanti. Anche scoprire atleti interessanti in squadre dilettantistiche, solitamente non visionate da allenatori professionisti”. Sono passati da lì nomi come Luca Vettori, Filippo Lanza, Simone Giannelli, Riccardo Sbertoli. Ragazzini arrivati in contesti come quello con qualità in boccio e voglia di divertirsi. E grazie alla fiducia di chi li ha notati, diventati in breve tempo perfetti emblemi del talento nella pallavolo.