Una consuetudine ormai sorpassata vuole alcuni ambiti considerati tradizionalmente maschili. Ad esempio, è il caso delle materie scientifiche. Il talento delle donne, invece, sempre più spesso supera le false convinzioni e si andrà affermando anche in questo ambito
“Cose da maschi” e “cose da femmine”. C’è ancora chi, più o meno apertamente, considera reale questa distinzione. In modo meno dichiarato, in genere, ma più pervasivo, è una convinzione – quella della divisione per generi delle competenze e delle professioni, che esiste soprattutto nel mondo del lavoro. Anche dove non ce lo si aspetta, infatti, molti ritengono che – nel momento di scegliere il proprio percorso professionale, le donne siano più portate alle professioni che riguardano la cura, l’accudimento, o – altrettanto spesso – le materie umanistiche o le scienze sociali. Molto più difficile trovare una donna nelle cosiddette STEM, le facoltà scientifiche, matematiche ed economiche. Sempre più spesso però, il talento delle donne sta rompendo anche questo tabù, molte volte inespresso.
L’Italia è pronta a vedere il talento delle donne?
Questa è la domanda da cui muove un interessante saggio di Odille Robotti, che da anni si occupa di questo tema, e ha intitolato così il suo testo, quasi un manuale: Il talento delle donne. Di questo si occupano anche molte altre donne, che da anni aiutano attraverso diversi strumenti – sempre più spesso, anche la divulgazione social – suggeriscono e supportano forme di empowerment femminile, aiutano le donne a trovare nuove forme di realizzazione, anche e soprattutto laddove le vecchie consuetudini o il maschilismo tendono ad emarginarle. Nel suo testo, raccoglie molte delle loro storie e dei loro esempi.
Riporta Silvia Mazzocchi di Repubblica, i passaggi del metodo di Robotti per sviluppare il talento delle donne sono tre: “Il primo: fare proprie le dieci mosse indispensabili per creare le condizioni più favorevoli a muoversi nel posto di lavoro. Il secondo è riconoscere gli errori commessi più frequentemente dalle donne (banali ma insidiosi), che rischiano di bloccare la possibilità di raggiungere ruoli prestigiosi. Il terzo è sconfiggere con il talento delle donne la “sindrome dell’elefante incatenato”. Cioè le limitazioni e degli stereotipi indotti dall’educazione ricevuta e dalla cultura maschile dominante”. Sono le consuetudini di cui si diceva, la rete di ostacoli che tengono le donne soggiogate per un condizionamento culturale.
Un bando per il talento delle donne nelle materie STEM
Ci sono ambiti in cui il condizionamento culturale si traduce in una sproporzione numerica importante nelle iscrizioni alle facoltà. Per coltivare il talento delle donne, soprattutto in questi luoghi, da tempo non ci si sta limitando ai consigli, ma si stanno facendo azioni concerete. Ad esempio è il caso del bando NERD, (“non è roba per donne?”) che nel 2022 compie vent’anni. Cos’è? Un programma pro bono, creato nel 2012 da IBM in collaborazione con l’Università Sapienza, per sensibilizzare le ragazze tra i 15 e i 18 anni a intraprendere una carriera in ambito STEM. Si vuole suscitare nelle più giovani la passione per le materie scientifiche, tecnologiche, economie e matematiche, e in particolare per il digitale, per permettere loro di scegliere in modo più libero il percorso di studi accademico. Un lavoro sviluppato negli anni che ha portato, alla decima edizione, a una partecipazione di 12mila studentesse.
I risultati? Il talento delle donne le spinge di più verso alcune facoltà: ingegneria (+3,37%) e di informatica (+16,36%), ma oggi le studentesse sono un sesto dei colleghi. La sottovalutazione del talento nelle donne in questi settori è un problema globale: secondo l’Istituto di Statistica dell’UNESCO, le donne sono circa il 30% dei ricercatori del mondo. A questo bando hanno aderito, in 9 anni, circa 17mila ragazze. Hanno imparato nozioni di tecnologia e informatica e hanno sviluppato anche la propria predisposizione. Dimostrandola insieme il proprio desiderio di intraprendere questa carriera.
Il talento delle donne per l’Italia
La centralità del talento delle donne, soprattutto in settori in cui sono poco rappresentate, è un elemento che è stato messo in evidenza anche dalla politica. A questo è dedicata anche una parte del cosìddetto Recovery Found, i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea in conseguenza della pandemia.
«Avvicinare le ragazze alla scienza, scardinando quegli stereotipi e quei pregiudizi secondo i quali le materie scientifiche sarebbero troppo difficili e per questo non adatte al mondo femminile è oggi prioritario. Progetti come questo sono fondamentali per attivare dinamiche nuove e positive. Bisogna favorire il protagonismo delle donne nelle materie Stem – spiega la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti –. È la strada che il governo e il Paese hanno scelto di percorrere con il Piano Italia Domani e con la prima Strategia nazionale per la parità di genere. La formazione nelle materie STEM è leva per il benessere di tutta la comunità”: il talento delle donne, insomma, porterà il paese verso il futuro.