L’uomo più ricco del mondo, quello a cui dobbiamo un cambiamento decisivo delle nostre abitudini, forse della storia. Il talento di Bill Gates è senz’altro esemplare. Cosa può insegnarci?
“vedo un computer su ogni scrivania e in ogni casa”. Questo era il mantra di William Hanry Gates, per tutti, da sempre, Bill, programmatore nato a Seattle, emblema degli Stati Uniti industriali, quando nel 1975 ha smesso di essere un semplice programmatore per fondare Microsoft. Da questa frase, è nato un impero. I sistemi operativi, i softwer, e poi nel 1990, Windows, che ha portato davvero il computer a tutti. Oggi non potremmo immaginare il mondo senza. Dunque, è indubbio che il talento di Bill Gates sia un esempio da approfondire, anche perchè ha molto da raccontare.
Il talento di Bill Gates: un modo unico di essere leader
A ben guardare, dice qualcuno, il talento di Bill Gates sarebbe, semplicemente, quello di essere un imprenditore di successo. Certo, tale da potersi ritirare a 53 anni e dedicarsi alla filantropia. Secondo altri, però, ormai Gates è molto di più. Sarebbe, a suo modo un leader, proprio per le caratteristiche della sua professione. Lo dimostrano gli ultimi anni, quelli della pandemia, in cui ha investito enormi risorse nei vaccini e ha – non di rado – discusso coi capi di Stato a proposito di strategie da adottare per il futuro.
Ma perchè abbiamo bisogno di farci guidare da uno con il talento di Bill Gates? Secondo Paola Peduzzi, che ne ha parlato su Il Foglio “abbiamo bisogno di un leader che sappia trovare una sintesi tra grafici e scienza, che sappia maneggiare questa incertezza assoluta”. Di uno, insomma, che magari non abbia la figura suggestiva di uno Steve Jobs, ma piuttosto le qualità del nativo di Seattle, il “suo genio razionale ma rapace e a tratti antipatico”. La competenza vecchio stampo, insomma. Che si applica anche al campo della filantropia. Con questa razionalità ha strutturato una struttura che ha permesso di portare i vaccini per la poliomielite (da lui finanziati) in villaggi che non erano neanche segnati sulle mappe. L’esito? Forse non siamo accorti, ma oggi la poliomielite non esiste quasi più.
Il talento di Bill Gates e la scelta di farsi da parte
Ma quali sono, quindi, le caratteristiche del tycoon che aiutano, o forse costituiscono, il talento di Bill Gates? Lo chiarisce ancora Peduzzi: “è molto preciso: il suo amore per i libri, soprattutto quelli noiosi che nessuno legge mai, fa parte della sua storia, ma in questo frangente la sua epica comprende anche la preveggenza e ora la calma creativa (e munifica)”, quando si fa caso al fatto che – prima di finanziarne le cure, si dice che Gates avesse previsto la pandemia. Ma forse, dato che “legge in continuazione, prende appunti”, semplicemente sapeva leggere i segnali, come i dati.
Il talento di Bill Gates sta, però, sia nell’essere presente che nel suo opposto. Ha agito con decisione sulla pandemia, ma ha scelto anche quando stare in disparte. Lasciando Microsoft, ad esempio, ma anche “che la quasi totalità del suo patrimonio, stimata allora in circa 70 miliardi di dollari, non andrà ai figli Jennifer, Rory e Phoebe, bensì alla fondazione di famiglia. Per i rampolli, resterà quanto è necessario ad iniziare senza troppe ansie una propria attività. Una scelta che sarebbe stata accolta serenamente dagli stessi figli, perchè riporta Il Bo Live “questi soldi serviranno per aiutare i più poveri”. Questa è una idea abbastanza tipica del mondo anglosassone, in cui sapersi ritirare al momento giusto e con stile) è visto molto bene. Di valore è considerato, anche, dare al proprio successo uno scopo morale, e trasmettere l’importanza di fare un proprio percorso.
Il talento di Bill Gates e i suoi consigli
Certo, è difficile aspirare a diventare Gates, altrettanto ricchi o altrettanto centrali nello sviluppo tecnologico come lo conosciamo. Il talento di Bill Gates, però, può sicuramente essere un prezioso esempio per andare in quella direzione. Quali sono, quindi, le componenti della sua capacità e del suo talento che possiamo fare nostre?
Giorgia Riccardi le sintetizza in pochi ma esaustivi punti: la proattività, e l’essere sempre attivo. Precoce, anche, se si considera che scrisse il primo programma tredicenne. Ma soprattutto mai fermo. Un atteggiamento che lo induceva a essere innovativo, a migliorare i suoi software ogni tre anni, mettendosi in discussione e cambiando. Insomma agendo “secondo un approccio che guarda avanti e vede opportunità dove altri non ne vedono.
Sappiamo che Gates legge fin da ragazzo, un libro a settimana: per lui leggere è apprendere. Infatti è, soprattutto, curioso. E sa che si impara anche giocando. Soprattutto, dice “con persone più brave. Perché è un’attività sociale e, allo stesso tempo, una sfida per la mente”. Conta il primo aspetto – infatti, dice, i collaboratori vanno sempre motivati e valorizzati – e il secondo – davanti a un fallimento, anche nella tristezza, è fondamentale mantenere la capacità di reagire. E poi, lo abbiamo visto, saper restituire, e avere uno sguardo grato per ciò che si ha e teso a migliorare quel che abbiamo intorno. Il talento di Bil Gates lo sintetizza in una frase: “Sii grato per quello che hai e finirai per averne di più. Concentrati su quello che ti manca e non avrai mai abbastanza”