Per chi lo ama, il talento di Gigi D’Alessio è un emblema della sua terra e non solo. Una carriera fortunata che lo ha portato ad avere molto da dire, ai più maturi ma anche ai più giovani…che gli sono vicini
Un’icona, di Napoli e non solo. I suoi fan riconoscono nella sua voce inconfondibile l’aria, i profumi e gli scorci della sua città, alla quale è intimamente legato. Le sue canzoni, del resto, non potrebbero prescindere dai vicoli, dalla sua gente e quindi dai suoni più tipici, quei ritmi neomelodici che hanno plasmato il talento di Gigi D’Alessio e hanno elevato una tipicità a un simbolo nazionale che festeggia quest’anno i trent’anni (niente meno) di carriera, e che dall’alto di tanta esperienza, di talento ha molto da raccontare, a tutte le generazioni.
Da dove viene il talento di Gigi D’Alessio?
I primi ad accorgersi del talento di Gigi D’Alessio certo non potevano immaginare chi sarebbe diventato. Il giovane Luigi, infatti – questo il suo nome all’anagrafe – aveva iniziato il legame con la musica nella sua città. La parabola della sua carriera, infatti, non può prescindere da Napoli. Ha iniziato nelle feste di piazza e ai matrimoni, come tanti suoi concittadini. Ma il ragazzo ha talento, orecchio e acume. Comincia così ad arrangiare e a scrivere per altri, a loro volta emblemi della scena partenopea, come Gigi Finizio e Nino D’Angelo. Fino a che, a notarlo è il più grande di tutti: quel Mario Merola che resta una figura senza tempo della cultura napoletana, l’emblema della sceneggiata, che lo vuole accanto come arrangiatore e pianista. Murolo lo lancia cantando con lui “Cient’anne”, scritta dalla giovane promessa.
Iniziano gli anni Novanta, e il talento di Gigi D’Alessio è pronto a esplodere. Nel ’92, l’album “Scivolando verso l’alto” vende trentamila copie (più le copie pirata: nessuno ne ha più di lui). D’Alessio si sente “uno del popolo” e per questo è amato. Per questo, anche, in cerca di un nuovo fenomeno autenticamente popolare, i discografici scommettono su di lui. Da lì, l’esplosione è inarrestabile. Nel 1997 arrivano gli stadi (anzi LO stadio, stracolmo, il suo San Paolo), il successo nazionale, due Sanremo. Il disco che esce dopo quello del 2000 vende 400mila copie, un record, e la kermesse dell’anno dopo (insieme al decimo disco) bissa il successo. Ormai è la consacrazione.
Il talento di Gigi D’Alessio insegna e riconosce quello altrui
Riconosciuto ormai, dopo tre decenni, anche da chi non lo ama, il talento di Gigi D’Alessio è ormai diventato quello di un grande nome della musica italiana, capace di confrontarsi alla pari, in visibilità e prestigio nazionale, con tutti i grandi nomi della canzone nostrana. Uno status di grande nome che gli ha permesso anche di insegnare e trasmettere le sue conoscenze. Anche per questo – lui che è così legato alla dimensione popolare – non poteva certo rifiutare le sirene del fenomeno contemporaneo più nazionalpopolare, il talent show. Eccolo quindi diventare, coach di talenti in televisione. Ma non di talenti qualsiasi. Di quelli che, come lui, hanno conosciuto la gavetta. Dal 2020 infatti è uno dei giudici di The voice senior, il talent canoro riservato agli over 60. Accanto a lui Clementino e Loredana Bertè, mentre nella seconda edizione Albano e la figlia Jasmine sono stati sostituiti da Orietta Berti.
Un’esperienza, quella del coach, che ha garantito a Gigi D’Alessio un osservatorio privilegiato sulle capacità che non sempre vengono notate e su quelle su cui in genere l’industria musicale investe. Il talento per Gigi D’Alessio, ha a che fare con l’umiltà. A proposito di talento, infatti, ha dichiarato a Tv Sorrisi e Canzoni “Vedi certi giovani senza talento con una spocchia…”. Gli ingredienti del vero talento, invece, sono – spiega – quelli dei suoi senior: umiltà, genuinità e disposizione a mettersi in gioco in anni di pazienza. Le stesse componenti, a ben guardare, del talento di Gigi D’Alessio.
Il talento di Gigi D’Alessio è una questione di famiglia
Si dice che il talento abbia una componente innata. Se così fosse, potrebbe persino avere a che fare con qualcosa di genetico. A guardare, ad esempio, il talento di Gigi D’Alessio questa (parziale, come sappiamo il talento è fatto di molte componenti) teoria sarebbe confermata. C’è, infatti, in famiglia, un artista che qualcuno già immagina capace di rivaleggiare col talento di Gigi D’Alessio. Si tratterebbe, dicono i bene informati, di Luca D’Alessio, terzogenito del cantante e della prima moglie, Carmela Barbato. Luca diventerà maggiorenne quest’anno, ma già dal 2013 ama cantare, soprattutto sui social. Cosa canta? Soprattutto R’n’b, pop italiano, Justin Bieber, che ama molto. Ma l’idolo è, inevitabilmente, suo padre.
Il primo salto di Luca – che per evitare l’ingombrante cognome paterno si fa chiamare LDA – nel mondo dei grandi è stato insieme all’artista barese Il Mago. L’exploit più significativo lo ha però raggiunto da solo, con il brano soft rap “Resta”, che ha raggiunto in breve il mezzo milione di ascolti. Il talento di Gigi D’Alessio nel riconoscere le abilità altrui non poteva certo farsi sfuggire un buon prospetto cresciuto letteralmente “in casa”. Così lo ha voluto nel brano “buongiorno”, insieme a Clementino e Geolier, in cui per la prima volta il giovane ha lasciato l’italiano per cimentarsi – chiudendo il cerchio aperto dal padre alla sua età – coi suoni del napoletano. Un talento forse tramandato, di certo da scoprire.