Giorgio Armani, stilista del talento

giorgio armani

Una storia di talento, proprio e altrui. Quella di Giorgio Armani, stilista simbolo del grande Made in Italiy, è quella di chi prima ha cambiato la moda, e poi ha imparato a valorizzare le qualità dei giovani.

Dire Armani significa dire grande moda italiana. Da decenni ormai è un simbolo di eleganza e raffinatezza estetica, di chi ha saputo prendere il proprio nome e farne un emblema globale. Una capacità per cu i ci vuole un grande talento. Che lo stilista nato a Piacenza ha saputo dimostrare nel corso di tutta la sua vita, trasformandosi da designer a padrone di un impero amato (o odiato) ma di sicuro noto in tutto il mondo. Un talento che si dimostra anche nella sua capacità di guardare lontano: di cambiare e migliorare il mondo della moda, sostengono gli esperti. Ma anche, e forse soprattutto, di saper guardare il futuro e sostenere i giovani colleghi, anche per scegliere, perchè no, l’erede dello scettro di Re Giorgio.
 

Giorgio Armani stilista, una carriera che viene dal basso

Quando il giovane Giorgio si è spostato da Piacenza a Milano per frequentare la Facoltà di Medicina, il Giorgio Armani stilista che conosciamo era ancora lontano. Eppure è questa passione che nel ’57, a ventitrè anni, lo spinge a lasciare l’università per entrare nella squadra della grande catena Rinascente, per conto del quale il giovanissimo designer è chiamato a disegnare l’immagine del negozio. Una esperienza fondamentale per iniziare a disegnare le sue prime collezioni, prima per il brand Hitman di Cerruti, poi con l’influenza fondamentale di Sergio Galeotti la prima a nome Armani.

Le sue caratteristiche peculiari e il suo talento lo rendono riconoscibile presto. Su tutte, la celebre giacca di Armani, che fa vestire alle donne un taglio da uomo creando un’icona intramontabile. Facendolo amare dalle grandi star, che gli danno una mano trasformandola in un emblema. Lo fa già Diane Keaton, che la indossa quando ritira l’Oscar per “Io e Annie” nel ’78. Due anni dopo la indossa l’indimenticabile Richard Gere in “American Gigolo”, e ce ne vogliono altri due per la copertina del Time. Giorgio Armani stilista ormai sa di poter vestire star americane e gente comune con lo stesso successo: è nato il mito.

Saper cambiare forma: Giorgio Armani stilista e non solo

Uno dei talenti di Re Giorgio, però, è stato anche quello di capire fin da subito di non doversi limitare. Il Giorgio Armani stilista ha quindi, già in quegli anni, la lungimiranza di riconoscere la necessità di far sentire tutti parte del mondo Armani spendendo quello che possono. Nascono quindi già nell’81 le sottomarche Emporio Armani e Armani Jeans, dieci anni dopo l’Exchange.

Non solo moda, però: il talento di Armani lo trasforma presto anche in imprenditore. Gli anni 2000 salutano l”ingresso di re Giorgio in altri ambiti. Fonda Armani casa (accanto a EA7 e Collezioni), ma on gli basta. Negli ultimi anni, infine, è il momento degli hotel, che si traduce in due strutture di lusso a Dubai. Infine, nel 2016 regala a Milano l’Hangar, offrendo alla città un nuovo polo culturale.

Insomma, il talento di Giorgio Armani, stilista, ha cambiato la percezione della moda, tanto è vero che il Solomon R. Guggenheim di New York gli ha dedicato una mostra celebrativa già per i primi 25 anni. Ma persino il volto della città, se è vero che è suo molto del merito di aver trasformato Milano nella capitale della moda

Giorgio Armani stilista che guarda al futuro

Lo sguardo di Re Giorgio è capace di proiettarsi molto avanti, e di riconoscere e valorizzare le qualità di chi incontra: “Trovo molto stimolante scoprire nuovi talenti in ambito internazionale: è un momento, anche per me, di confronto e di crescita”, dichiarava nel 2016 a Fashion Network. L’attenzione del Giorgio Armani stilista ai suoi giovani colleghi ha un centro inevitabile, Milano. La città oggi è dotata di un Armani/Teatro, dove sfidano i talenti che Re Giorgio ritiene più meritevoli.

Perchè, come ha dichiarato a Vogue ““Milano sta vivendo un momento di grande fermento estetico e culturale, del quale la moda è parte attiva. Per questo ho deciso di ampliare e strutturare la mia iniziativa a favore dei designer di maggior talento, per creare una giornata unica e stimolante nel calendario. Mi piaceva l’idea di offrire la possibilità a più brand di presentare il proprio lavoro in quest’occasione, lasciando che siano semplicemente gli abiti a parlare senza avvalersi di particolari allestimenti. Mi auguro che, così come era stato per me, anche per loro sia di buon auspicio”.

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