Gamification, esempi: cosa tenere presente?
Semplificando il concetto, per gamification, con il solito neologismo anglofono legato al mondo dell’informatica, non significa altro che applicare i meccanismi del gioco a un contesto diverso – tipicamente, quello professionale – per rendere la resa dei partecipanti migliore, per creare coesione all’interno del gruppo o anche solo per testare l’effetto del divertimento e di una impostazione più rilassata o soltanto meno tradizionale su i compiti di un ufficio. Ma, per sua stessa definizione, ogni gioco ha le sue regole, che i partecipanti devono conoscere prima di cominciare a giocare. Quindi, prima di applicare, o anche solo di parlare di gamification, esempi e pratiche, è fondamentale conoscere cosa è importante non perdere di vista.
Perchè la gamification risulti efficace, la condizione di base è una: conoscere bene la persona che vogliamo fare giocare. Una gamification vincente risponde a dei bisogni, a un tipo di sollecitazione, che deve essere calibrato in modo attento su chi “giocherà”, per tenerne attivo l’interesse. Esattamente come succede coi videogiochi, che spesso sono capaci di far perdere a chi li usa la cognizione dello spazio e del tempo, creando un contesto immersivo da cui si fa fatica a staccarsi. Se un compito o una campagna di marketing ottengono questo tipo di effetto, sono vincenti. Per ottenere questo – è il secondo aspetto fondamentale, devo capire quali sono le motivazioni che spingono il “giocatore” che avrò individuato conoscendolo. Solo se identifico le motivazioni che reggono i bisogni, potrò cercare il tipo o la meccanica di gamification più adatta per questa persona.
Gamification, esempi di chi sa come si fa
Gamification, esempi che funzionano: ma quali sono davvero? La stessa domanda è stata posta da Smshosting a Marco Segato ed Edoardo Parisi, fondatori del portale di gamification ProjectFun. Secondo loro, i più bravi sono – inevitabilmente? – le multinazionali americane. Fare gamification però, è più intuitivo e facile di quanto sembri. Può bastare, semplicemente, dividere il compito che vogliamo l’utente svolga in “missioni” da compiere: gli affidiamo un compito, esattamente come se fossero i livelli di un videogame. A patto che, come nei giochi elettronici, gli affidiamo delle ricompense: ecco la gamification. Esempi semplici come questo sono già di successo: è facendo esattamente questo che Dropbox ha guadagnato i primi due milioni di utenti, spiegano gli esperti.
Ma non finisce qui, la gamification. Esempi che conoscete già senza saperlo? I social network. Non solo perchè ospitano giochi al loro interno che inducono ad utilizzarli, ma perchè il loro meccanismo stesso di funzionamento è strutturato in questo modo. L’esempio più evidente? Linkedin, paradossalmente. Proprio il social dedicato alle professioni: più si completa il profilo, aggiungendo informazioni (ecco di nuovo il meccanismo dei livelli del gioco) più il nostro profilo risulterà visibile: quale miglior gratificazione o ricompensa, per un gioco, di una potenziale, concreta, occasione di lavoro?
Gli errori della gamification, cosa non fare
Come abbiamo visto, la gamification è molto meno complicata e lontana da noi di quanto pensiamo. Eppure, fare qualche errore, anche per la semplificazione con cui talvolta ci si approccia a questo strumento,, è molto facile. Nella gamification esempi di errori da non fare ce ne sono. Ma secondo Parisi e Segato da evitare è soprattutto una: non prenderla con leggerezza. Giocare è divertente per tutti, ma è importante ricordarsi che – nonostante il nome – gamification non è gioco fine a se stesso. La dinamica deve essere funzionale a raggiungere un obiettivo. Fare in modo efficace gamification, esempi ce ne sono tanti, significa avere chiaro qual è l’obiettivo a cui deve tendere e puntare a raggiungerlo al meglio. Il suggerimento di Segato è netto: “Chiedetevi poi se la meccanica di gioco vi aiuta a raggiungere quell’obiettivo o quegli obiettivi o se è una cosa solamente divertente che hai visto da qualche parte e vuoi usare. Nel caso in cui non va a massimizzare quell’obiettivo delle volte è meglio non utilizzarla”.
Gamification, esempi di un piccolo trucco
Bene, ho immaginato un gioco e l’ho proposto, ma bisogna che il giocatore porti a termine tutti i livelli perchè il gioco funzioni. Una dimostrazione di quanto sia tutt’altro che semplice, la gamiification. Esempi di come uscire da questo empasse? L’effetto Zeignik, studiato dalla psicologa Bluma Zeignic: spiegato in parole semplice, è la spinta che induce qualcuno a finire un lavoro che trova già inziato: un meccanismo mentale che, in base agli studi, garantisce il 75% di efficacia in più, di percorsi portati a termine. Ecco il trucco della gamification. Esempi pratici? Quello su cui è stato condotto lo studio. Un autolavaggio ha offerto una tessera che al decimo lavaggio ne regalava uno. Un meccanismo comunissimo ormai, dai parricchieri ai ristoranti. Ebbene, è stato studiato che il gruppo di utenti a cui la tessera veniva consegnata con due lavaggi già utilizzati, era notevolmente più propenso a completare il ciclo. Un aumento – appunto – del 75% rispetto alle persone che avevano avuto la tessera intonsa.
Il segreto della gamification, esempi come questo insegnano, è che ci piace giocare, ma ancora meno lasciare i giochi a metà!