La generazione Y, i cosiddetti millennials, sono una generazione che sconta molte incertezze. Ma dalla quale emergono nuove consapevolezze e personalità di spicco, che abbattono gli stereotipi: Ottimo esempio di questa generazione talenti sono Anna Grassellino e Loredana Puca
La chiamano generazione Y. Sono i cosiddetti Millennials, nati tra il 1980 e il 1999. Una generazione che sperimenta per la prima volta dal dopoguerra la consapevolezza di essere più “fragile” dei propri genitori. Sono meno ricchi, più insicuri, studiano (spesso) molto per entrare in un mercato del lavoro che difficilmente ha spazio per loro, e saranno forse la generazione più toccata dalle conseguenze economiche anche della pandemia, troppo adulti per reinventarsi da capo e troppo giovani per avere una solidità che li protegga. Ostacoli che, però, hanno interessanti rovesci della medaglia. Sono una generazione spesso consapevole, attenta alle tematiche sociali, portati alla flessibilità e figli della globalizzazione. Caratteristiche, queste, che anche nella difficoltà possono farne una generazione talenti.
L’identikit del talento generazione Y
Il talento millennial sa che probabilmente per sviluppare il proprio talento vicino casa ha poco spazio. Per questo, i più determinati, per cercare di realizzare il proprio talento non hanno paura di cambiare. Si sentono figli del mondo. Se hanno usato con consapevolezza i mezzi (anche i social) con i quali sono cresciuti, sono consapevoli di quel che avviene loro intorno, perciò conoscono bene fenomeni come il gender gap, e credono alla meritocrazia e alla piena parità tra i generi anche e soprattutto nello sviluppo del talento. Sanno che non ci sono limiti alla loro possibilità di svilupparlo, se trovano il contesto migliore. Sono anche consapevoli che non esistono “talenti da maschio” e “talenti da femmina”, e sanno di essere pienamente liberi di sviluppare la propria attitudine anche in settori che gli stereotipi della generazione precedente avrebbero considerato lontani.
Ci sono quindi, tra i talenti millennials, sempre più ragazze che praticano sport tradizionalmente maschili ad alto livello e ragazzi che al contrario scelgono discipline rifiutando lo stereotipo di virilità. Ragazzi che si dedicano a percorsi artistici e studi classici e ragazze che scelgono le cosiddette scienze dure, o STEM Matematica, fisica, informatica, ingegneria. L’identikit perfetto di questa generazione talenti quindi potrebbe essere: una ragazza che ha lasciato l’Italia per un luogo, nel mondo, dove il suo talento è riconosciuto come tale. Ed è diventata una grande scienziata. Come le dottoresse Anna Grassellino e Loredana Puca
Generazione talenti e computer quantistici: la dottoressa Grassellino
La dottoressa Anna Grassellino ha lasciato Marsala per gli Stati Uniti. E oggi è a Chicago, al Fermilab. In Italia, il suo genere sarebbe stato un problema per la sua carriera (E quella delle decine di scienziate italiane che lavorano con lei). Oltreoceano, invece, le hanno appena messo a disposizione 115 milioni di dollari. Per fare cosa? Costruire il nuovo centro di calcolo quantistico che si chiama Superconducting Quantum Materials and Systems Center, o Sqms. I centri di questo tipo negli USA sono cinque, soltanto questo sarà diretto da una donna. Il compito di Grassellino e delle sue collaboratrici? La complessa ricerca nel calcolo quantistico. Vale a dire la progettazione di calcolatori che funzionino con i principi della meccanica quantistica o comunicazioni criptate impossibili da spiare. Dentro a un mondo, racconta La Repubblica, che ha un meccanismo preciso e libero da ogni pregiudizio: i capi degli esperimenti si chiamano portavoce, sono eletti democraticamente dai colleghi e nell’affrontare argomenti tecnici non hanno più voce in capitolo dell’ultimo dei dottorandi. È il risultato scientifico che conta e chiunque dia sostegno alla propria tesi con un calcolo che torna o un esperimento che funziona, ha ragione.
Generazione talenti e la lotta al cancro: la dottoressa Puca
Non solo ingegneria e calcoli complessi. La ricerca ha il volto e il talento delle donne millennials anche in ambito sanitario. La dottoressa Loredana Puca ad esempio, ha trentatrè anni. Ha conseguito una dottorato a Parigi dopo le lauree con lode in Biotecnologie Mediche e per La Salute all’Università Federico II di Napoli, e la voglia di non farsi ingabbiare dai troppi dottorati senza borsa. Dalla Francia è poi salpata verso gli Stati Uniti. Qui, dopo una qualifica di Post Doctoral Fellow, nel 2017 ha vinto il “Merit Award” della Conquer Cancer Foundation, che ne fa un luminare della ricerca oncologica mondiale.
Un sintomo di una generazione talenti proitettata sempre più all’estero, ma che all’Italia riporta un significativo contributo non solo di orgoglio, ma anche economico. Annota la testata Lo Sbuffo che, secondo la Relazione annuale di Bankitalia, relativa al 2016, risulta che i nostri connazionali hanno guadagnato all’estero e portato in Italia 7.2 miliardi di euro.
Una generazione talenti che non conosce confini nè ostacoli, e con determinazione, studio e grandi capacità ha superato e continua a sfatare sempre più luoghi comuni, anche a proposito del talento.
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