Si tende a pensare che l’esplosione di una capacità importante sia direttamente connessa alle qualità individuali. Ma a ben guardare, si dimostra in molti modi lo stretto legame tra il talento e il gioco di squadra: lo raccontano gli sportivi.
Se si pensa al talento, si pensa a un campione, a qualcuno vistosamente sopra la media capace di cambiare da solo le sorti di qualsiasi contesto. Eppure, sono proprio i contesti più facilmente associati al talento che dimostrano quale sia il valore preponderante della capacità di collaborare. E che anzi il talento e il gioco di squadra non esistono l’uno senza l’altro, perchè un talento può mettersi in evidenza proprio all’interno di un gruppo affiatato e da questo può essere esaltato e migliorato, oltre a rivelarsi particolarmente utile. Lo dimostrano i più esperti di entrambi gli ambiti, e lo dimostrano alcuni tra i nomi più apprezzati e vincenti dello sport italiano.
Il talento e il gioco di squadra secondo Julio Velasco
Per chiunque pratichi o segua la pallavolo, dagli anni novanta a oggi, Julio Velasco è un monumento. Se i più giovani lo conoscono come commentatore, per chi è cresciuto mentre nascevano i millennials l’allenatore di origine brasiliana è l’uomo dei miracoli. Sotto la sua guida, infatti, tenuta fra il 1989 e il 1996, la nazionale italiana di volley maschile, fino ad allora semisconosciuta, è diventata – come oggi, lo dimostra la recente vittoria europea – la squadra da battere. Velasco di talenti ne allenati tanti, ed era quindi l’uomo giusto a cui chiedere qual è il rapporto tra il talento e il gioco di squadra. Nel corso di un incontro per Fondimpresa, l’ex allenatore racconta di aver chiesto ad alcuni giocatori il significato di talento. E di essersi sentito rispondere “è colui a cui le cose vengono facili”. Tuttavia, lui preferisce precisare: “ritengo che il vero talento sia colui al quale non solo le cose vengono facili, ma che ha anche capacità di apprendimento e che mantiene quella capacità di apprendimento”. E per continuare a imparare, è fondamentale che il talento e il gioco di squadra si sostengano a vicenda.
Infatti, specifica quale secondo lui deve essere il ruolo dell’allenatore, che il talento ha il compito di coltivarlo. “Quando dobbiamo gestire qualcuno al quale le cose vengono facili, è importante spiegargli che non è contraddittorio il fatto di avere facilità nel fare le cose con l’avere capacità di apprendimento e il continuare a sviluppare la propria abilità. Possiamo presentargli molti esempi di giocatori o musicisti famosi che lo hanno fatto. Non si tratta di sacrificarsi per lavorare con gli altri, ma di continuare a sviluppare il talento imparando e giocando di squadra. Perché quando la squadra non va bene, non c’è talento che tenga”.
Il talento e il gioco di squadra: conoscerlo per valorizzarlo
La squadra quindi è fondamentale, ma ancora di più lo è sapere come farla funzionale, usando come carburante il legame tra il talento e il gioco “Il gioco di squadra – sottolinea l’allenatore maestro – è un metodo di lavoro, non è l’unico possibile, ma è un metodo che ha le sue regole ed anche quel metodo deve essere consapevole. Noi dobbiamo sapere come vogliamo giocare, sia quando le cose vanno bene che quando le cose vanno male. Se le cose vanno male cerchiamo i problemi o cerchiamo i colpevoli? Se c’è questo modo di giocare consapevole allora l’errore sarà parte del processo di apprendimento e non un esempio di colpevolezza”. Così la squadra valorizza le capacità dei singoli talenti, che continuano a imparare, e le competenze apprese fanno funzionare al meglio i meccanismi del gruppo.
La relazione tra il talento e il gioco di squara vale anche negli ambiti in cui a prima vista si direbbe che non ci sia, come negli sport individuali. Ne è un buon esempio la scherma praticata da Daniele Garozzo, oro nel fioretto individuale a Rio 2016 e argento a Tokyo 2020, che ne ha parlato nel corso di un dibattito col Presidente del CONI Malagò al Campus Biomedico.
Il talento e il gioco per vivere bene. Parla Garozzo
Secondo lo schermidore, lo sport è una palestra di vita. E proprio in questo senso, il talento e il gioco di squadra diventano centrali. Perchè anche quando giochi da solo, le tue scelte, per quanto forti e coraggiose, sono sostenute e strettamente collegate a quelle di moltissime altre persone. “Nello sport il talento è fondamentale – ha affermato Garozzo – ma molto di più lo è il lavoro che c’è dietro” e la collaborazione di tutte le componenti. Lavorare insieme, poi, è fondamentale per creare le condizioni affinchè un talento, pur se indivuale, emerga e si sviluppi.
Ecco perchè, conclude il fiorettista, il talento e il gioco di squadra non si possono mai disgiungere: “Anche negli sport che sembrano individuali – ha spiegato Garozzo – è di primaria importanza saper giocare in gruppo, come nella scherma con le partite a squadre e come dovrebbe accadere a tutti i giovani che si avvicinano allo sport con il sostegno delle loro famiglie». Ci sono infatti persone che «anche se non scendono in pedana, è come se giocassero insieme a te, come in squadra”.