Il talento non riguarda solo l’arte.Lo dimostra la storia (misteriosa) di uno dei più grandi talenti nella scienza al mondo, Ettore Majorana
Siamo istintivamente portati a pensare che ci siano materie e contesti che sono quelli dove più naturalmente si annida il talento. Perchè sono quelle discipline in cui, in genere, un vero talento si riconosce presto, senza che sia stato educato, e dimostra delle abilità che non vengono messe a servizio di altro se non del talento in questione. Mi spiego meglio: se una bambina o un bambino dimostrano orecchio assoluto, è lecito aspettarsi che siano portati per la musica. Se fin da piccolissimi hanno un’attitudine al disegno rara per la loro età, è probabile che poi sviluppino un talento per il disegno.
Eppure, il talento riguarda tutti gli ambiti e tutti i campi, anche quelli dove non ce lo si aspetta. Per esempio, la scienza. In genere crediamo che per essere uno scienziato si debbano mettere in tasca anni di studi complicatissimi, e di solito è così. Ma non vale per tutti; c’è anche chi ha dimostrato precocemente un talento per la scienza. E se per la chimica, viene facile immaginarsi che il gioco coi componenti della natura possa con facilità essere diventato qualcosa di più, forse non a tutti viene da pensare a un bambino con un innato talento per la fisica. Eppure, pare che questo fosse, Ettore Majorana.
Majorana, un talento nella scienza fin da bambino
Ettore Majorana nacque a Catania, ultimo dei cinque figli di una facoltosa famiglia di giuristi, il 5 agosto 1906. La sua famiglia si accorse ben presto che il piccolo di casa, timido e introverso, era un autentico talento nella scienza e, in particolare, nella matematica. Si racconta che la madre lo chiamasse spesso vicino a sè quando in casa c’erano ospiti per sottoporgli calcoli complicatissimi, a quattro cifre o radici quadrate. I compagni di scuola del piccolo Ettore, che aveva otto, nove anni, nemmeno sapevano cosa fosse una radice quadrata. Lui, invece, si nascondeva sotto il tavolo e da lì, con la sua vocetta timida, stupiva tutti con il risultato corretto nel giro di pochi secondi. Se il talento ha una componente innata, di certo quello di Ettore è uno dei più straordinari talenti nella scienza della storia d’Italia.
L’esplosione di un talento, a via Panisperna
A riconoscere lo straordinario talento di Majorana non sono solo i posteri, ma anche le più grandi menti della sua generazione. Il giovane Ettore, trasferito a Roma, viene spinto da un suo amico, autentico estimatore del suo talento nella scienza, a frequentare l’Istituto di via Panisperna, dove lavorano i più grandi fisici italiani. Così, a soli 21 anni, diventa uno di quelli che saranno noti come “i ragazzi di via Panisperna”, il gruppo di talenti e allievi di Enrico Fermi, futuro Premio Nobel per la fisica.
Lo scrittore Leonardo Sciascia racconterà così il loro primo incontro: “il discorso con Majorana cadde subito sulle ricerche in corso all’Istituto e Fermi espose rapidamente le linee generali del modello, mostrò a Majorana gli estratti dei suoi recenti lavori sull’argomento [e in particolare, una tabella]. Majorana ascoltò con interesse e, dopo aver chiesto qualche chiarimento, se ne andò senza manifestare i suoi pensieri e le sue intenzioni. Il giorno dopo, nella tarda mattinata, Majorana si presentò di nuovo all’istituto e chiese di vedere la tabella. Avutala in mano, estrasse dalla tasca un foglietto su cui era scritta una analoga tabella da lui calcolata a casa nelle ultime ventiquattr’ore. Confrontò le due tabelle e, constatato che erano in pieno accordo fra loro, disse che la tabella di Fermi andava bene e, uscito dallo studio, se ne andò dall’Istituto.»
Il ventunenne, insomma, aveva risolto in poche ore calcoli che al più grande fisico italiano erano costati mesi di lavoro. Se non è talento questo! Fu proprio Fermi, parlando di lui, ad andare oltre la definizione di talento. Il maestro e collega parlò di lui come di un “Genio come Galileo e Newton”. Secondo lui Majorana aveva quel che nessun altro al mondo ha. Sfortunatamente, gli mancava ciò che è comune trovare negli altri uomini: il semplice buon senso”.
La scomparsa di un talento
Infatti, a volte il talento non basta. Oppure è tanto da spiazzare tutti in un modo in cui nessuno se lo aspetta. Ciò per cui – fuori dalla comunità dei fisici – è oggi soprattutto ricordato Majorana, non ha a che fare col suo straordinario e universalmente riconosciuto talento nella scienza e le scoperte nella fisica che dal suo lavoro prenderanno le mosse. Ma la sua scomparsa. Nel senso letterale. Era ormai era noto e titolare di una cattedra all’Università di Napoli. Nonostante questo, il 25 marzo 1938, scomparve nel nulla. Avrebbe dovuto essere sulla nave tra Palermo e Napoli, e il suo biglietto risulta usato, ma da quel giorno di lui non si seppe più nulla. C’è una lettera, in cui suggeriva una volontà suicida, poi una seconda, il giorno dopo, in cui afferma: “il mare mi ha rifiutato”. E poi, più nulla. O quasi.
Sulla misteriosa scomparsa di questo straordinario talento nella scienza si sono, negli anni, inseguite le leggende. La prima, sostenuta da Sciascia nel suo “La scomparsa di Majorana”, sostiene che si fosse ritirato in un convento. Gli abitanti di Mazara del Vallo, invece, sono certi che fosse lui “l’uomo cane”, il barbone che visse e morì proprio a Mazara, sotto il nome di Tommaso Lipari, per quarant’anni dopo la guerra. Una serie di indagini più recenti (di cui esistono alcune prove: una foto, un racconto e una perizia calligrafica) lo descrive invece trasferito in Sudamerica come “il signor Bini”: prima in Argentina e poi in Venezuela.
Un talento fragile o etico?
Troppo talento perchè fosse psicologicamente sostenibile? Non si direbbe. Infatti, nonostante quel che ebbe a dire Fermi, si è concordi che quella di Majorana non sia stata una scelta autodistruttiva. In quegli anni, infatti, il gruppo di Via Panisperna si stava disperdendo, chiamato dalle grandi potenze mondiali a mettere a disposizione il proprio talento. Mancano pochi mesi alla Seconda Guerra Mondiale e il clima è pesante: Enrico Fermi e il suo gruppo, solo tra pochi anni, saranno convocati in America per mettere a punto la bomba atomica.
Non si sa quindi sotto quali mentite spoglie Majorana si sia nascosto e in quale parte del mondo, ma una cosa si può supporre con ragionevole certezza. Majorana sapeva che, restando sè stesso, nel giro di poco tempo, non avrebbe potuto sfuggire allo sfruttamento del suo talento per fini bellici, in Italia o all’estero. Non poteva quindi far altro che sparire, per evitare che uno dei più grandi talenti nella scienza della storia fosse trasformato in uno strumento di morte.
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