Come riconoscere un talento: predisposizione e volontà

il talento

Fai quello che ami
e non lavorerai un solo giorno della tua vita.
Confucio

Quando sentite parlare di talento, a cosa pensate? O meglio, a chi pensate? Ad un personaggio televisivo, un attore del cinema, un pittore o un architetto, vero?

Probabilmente si. Forse perché, il talento, per alcuni di noi, è proprio questo, un’abilita che magari gli altri hanno e noi no.

In realtà tutti noi abbiamo un talento, solo che non tutti sappiamo quale sia, forse perché probabilmente non ne conosciamo realmente il significato.

Per S. Adler il vero talento per esempio era quel qualcosa che si esprime nelle scelte che compiamo ogni giorno, per tanti altri invece, ancora oggi, il talento sembra essere quasi un richiamo, un dono naturale.

Ma chi ha ragione? Secondo Scott Barry Kaufman, professore di psicologia alla New York University ed autore del libro Ungifted , tutti e nessuno, poiché il talento risulta essere legato inevitabilmente ad una predisposizione iniziale, ma affinché sia ritenuto tale, ha bisogno di pratica e un esercizio costante.

Proprio come un seme che va annaffiato, affinché non rimanga inespresso.

 

Che cos’è il talento?

Un’energia racchiusa nel nostro essere, che può restare sommersa per tutta la vita, senza manifestarsi, se non opportunamente stimolata nel corso del tempo. Un’energia questa che vive dentro ognuno di noi e che solo se lasciata libera, può portare ogni persona alla sua piena realizzazione.

Come è possibile liberarla?

Tra poco lo vedremo, cercando di capire cosa occorre fare per individuare questa straordinarietà, che ci può rendere individui unici e irripetibili. E che, tra l’altro, ci conferma come davvero nessuno sia migliore di nessuno.

Sapete perché? Perché siamo network biologici e in quanto tali tutti noi captiamo segnali, li immagazziniamo e li modifichiamo, in virtù però dell’incessante flusso di informazioni a cui siamo esposti nel corso della nostra esperienza di vita.

E come ben sapete, non siamo sempre noi a scegliere di chi circondarci o in che contesto vivere, soprattutto nei primi anni di vita, in cui può anche capitare di esser immersi in ambienti poco stimolanti.

Cosa può succedere in questi casi?

Una certa continuità con vibrazioni e input poco stimolanti, a lungo andare, non può far altro che far ammalare la nostra anima, che può diventare così incapace di esprimere pienamente le proprie potenzialità, a causa di una disarmonia che finisce per riversarsi anche sul nostro corpo.

Arrivando ad attivare delle sequenze genomiche disfunzionali, senza far emergere così i nostri talenti. L’ambiente in cui cresciamo sembra influenzare il nostro essere, dunque. Eppure c’e’ chi preferisce chiamarlo destino.

Ma ora sapete che se oggi non siete capaci di esprimere le vostre potenzalità, non è certamente colpa del destino. Il motivo per cui tale dono, come qualcuno preferisce chiamarlo, non si riesce a vedere sin da subito, non è sicuramente da associare ad un fato beffardo.

Ma ad una mancanza di stimoli adeguati è possibile risvegliare questi geni “addormentati”? Nulla impedisce che un’artista, infatti, diventi uno scienziato, o viceversa.

Tutti noi possiamo dunque scoprire delle nostre capacità anche in tarda età, a patto che l’ambiente in cui viviamo ci fornisca i giusti input, ovvero quelle frequenze armoniche, adatte al risveglio di quei geni addormentati, che non aspettano altro che essere risvegliati.

 

Chi è una persona talentuosa?

Una persona con un’inclinazione naturale a fare bene un’attività, sicuramente. Ma come avrete ben inteso, non basta fare bene qualcosa una volta sola!

Il talento, quello vero, deve prevedere una certa ripetibilità nell’ottenere con facilità dei buoni risultati, spendendosi in uno sforzo apparentemente inferiore alla media, in condizioni sufficientemente simili tra loro.

Qualche esempio di talento? Non pensate che i talenti siano esclusivamente delle abilità straordinarie, come sapere suonare uno strumento o essere capaci di gesti atletici fuori dal comune.

Anche saper scrivere o parlare bene la propria lingua o le lingue straniere è un talento. Ma che ruolo gioca la mente in tutto questo? Sembra giocare un ruolo determinante.

Prendete per esempio un atleta. Secondo voi chi stabilisce quanto velocemente un atleta nuoterà? La sua mente, naturalmente, poiché senza forza di volontà un atleta può solo tirarsi indietro di fronte ad un’iniziale sofferenza. E cosi facendo farà anche a meno delle sue capacità fisiche.

 

Cosa occorre fare per arrivare ad essere persone di talento?

Quali sono le capacità psicologiche che quell’atleta, per esempio, deve avere affinché possa arrivare a sviluppare il suo talento?

Affinché diventi appunto un vero atleta? Sicuramente la grinta, la competitività, la concentrazione, ma soprattutto la fiducia in se stesso, la tenacia, la perseveranza e il coraggio.

Abilità queste che devono e possono essere allenate e migliorate, al pari di quelle fisiche.

Per riconoscere un talento è necessario prima di tutto che questa coincida con una passione. Al fine di riconoscere ciò è importante che chi lo possiede possa esser entrato in contatto con questa. In tal senso è importante che fin da piccoli si possano sperimentare diverse attività, ciò al fine di scoprire il piacere di praticare uno sport, un’arte, etc. Un talento in tal senso si può manifestare in qualsiasi campo, nella misura in cui diverse skill concorrono ad eccellere in un determinato settore con il minimo sforzo.

 

Il talento come modalità di pensiero

Il talento è il risultato di un modello ricorrente di pensieri, sentimenti e comportamenti che possono essere applicati in modo produttivo. Quando stiamo utilizziamo il nostro talento naturale la nostra mente lavora all’unisono con il corpo e l’intuizione e si perde la cognizione del tempo. Si è dentro il flusso.

Definire uno o più talenti nella giovane età può aiutare inoltre ad individuare quelle che saranno le predisposizioni naturali utili per avere successo nel futuro professionale. La maggior parte delle persone non utilizza infatti i propri talenti naturali giornalmente al lavoro e per questo motivo si sente frustrata e insoddisfatta, come se fosse chiusa in gabbia. Sfruttare il proprio talento vuol dire andare a 100 all’ora, non sentire la fatica e ottenere risultati ottimali.

Possedere un talento non vuol dire necessariamente suonare la chitarra o ballare come un professionista. In tal senso è necessario osservare con la mente aperta, tutte le capacità.

 


 

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