Alvise De Sanctis: il talento è curiosità

Il nostro obiettivo, come TalentUs è individuare e sviluppare il talento, soprattutto nei bambini delle scuole elementari e medie. Per questo abbiamo incontrato Alvise De Sanctis.

Che ne pensi del talento?

Sono molto contento di supportarvi. Il talento è qualcosa da nutrire, alimentare, costruire. Ci saranno sempre i Maradona che non hanno bisogno di allenarsi, ma se avete seguito la serie Netflix su Michael Jordan, The last dance, sapete che la persona con più talento al mondo nel basket era anche quella che si allenava più di tutti gli altri. Raggiungeva traguardi straordinari grazie a un grande impegno.

A partire dal liceo  si delinea il tuo futuro, anche se secondo un recente studio, salvo le professioni con un percorso già tracciato come medici o avvocati, il 60% di chi si diploma o si laurea non segue un percorso univoco. cioè svolge l’attività per cui ha studiato, ma ha invece un percorso che si rispecchia in decisioni prese nel corso del tempo.
 

Ci racconti chi sei, il tuo percorso di studio?

Io ho fatto il classico, contro tutti i consigli delle insegnanti delle medie che mi volevano allo scientifico. Un contesto che ho amato come i miti greci e romani ma con cui ho avuto anche degli scontri, con il greco e il latino scritto ad esempio. Uno studio che non mi ha dato nozioni specifiche ma una forma mentis per affrontare i problemi: non soffermarsi al primo impatto ma soffermarsi per identificarli. Poi bastava mantenere lo spirito e la volontà di scoprire la soluzione. La curiosità, che credo sia l’unico motore che muove l’uomo verso qualcosa di meglio. La curiosità verso qualcosa di nuovo, ad assaggiare qualcosa che non si conosce, a scoprire qualcosa di diverso. Tutti i problemi, quelli personali come quelli globali, nascono quando ci accontentiamo, non siamo più curiosi di conoscere i nostri vicini, di capire se un nuovo lavoro ci può interessare, se siamo in grado di superare il limite in uno sport. Quando si perde la curiosità l’uomo si ferma. Ma non è per sua natura statico, e quando si ferma perde in brillantezza e positività.
 

E per te come è andata?

Dopo l’università sono volato negli Stati Uniti, dove ho avuto la fortuna di collaborare con l’Italian Academy Foundation, che promuoveva la cultura italiana all’estero. Per un anno e mezzo ho supportato questa associazione insieme ad altri stakeholder a New York promuovendo concerti di musica classica di artisti italiani in America. Ho lavorato alla Scala, al Festival MiTo, poi sono passato in Camera di Commercio, per dedicarmi a tutti i progetti in vista di Expo. Da lì è iniziata l’attività: sono stato chiamato in Expo per curarne la comunicazione digitale, poi dal Comune per gestire il palinsesto di eventi dell’area metropolitana milanese e la loro comunicazione durante Expo. Poi per due anni ho supportato la Regione Lombardia per la promozione del turismo a livello digitale e attualmente sono direttore generale del Milano Film Festival e consulente regionale sui temi del turismo e del marketing territoriale e lavoro con una società di statistica di tutte le camere di commercio d’Italia sui big data riguardanti il turismo. Faccio cose diverse, perchè la curiosità non si è mai spenta.

Il segreto è seguire la propria curiosità, le proprie passioni, quello che sentiamo dentro, ma anche avere la fortuna di sperimentare cosa ci piace fare?

Certo. Spesso facciamo discorsi astratti, come se tutti potessero provare tutto. Spesso però si hanno poche soluzioni, per ragioni sociali, economiche, anche di lockdown. Non sempre abbiamo davanti il ventaglio più esteso possibile. Possiamo dare un’altra definizione al talento: l’opposto dell’accontentarsi, del fermarsi davanti a un posto fisso o un punto di arrivo. Anche all’interno di questi contesti ci sono decine di lavori diversi in cui ci si può sentire più realizzati. Immaginare nuovi servizi da offrire, nuovi sistemi per farlo…. In ogni singolo aspetto, in ogni singola attività, ci sono così tante sfaccettature che bisogna avere solo la voglia e il piacere di conoscerle.
 

Ma cos’è il successo?

Quel violino avrebbe potuto suonare altrettanto bene se non fosse stato costruito dalle mie mani? Probabilmente no, quindi è un successo. Ma il mondo sarebbe un posto peggiore senza….Chiara Ferragni, ad esempio? Probabilmente no. Ci sarebbe un’altra persona? Lei ha certo successo personale, è una persona intelligente e capace, senza ombra di dubbio. Rimarrà negli annali della storia come una persona di successo? Non so. Questo è il tema, secondo me: il successo vero è essere indispensabili.
 

Quando eri bambino, ragazzino, avevi dei sogni? Cosa ti piaceva fare?

Sono stato un patito degli sport. Li ho provati quasi tutti: nuoto, pallavolo, basket, rugby, hockey su prato…più stavo fuori e meglio stavo, ma non ho mai avuto il sogno di diventare qualcosa di specifico. A differenza dei miei compagni non ho mai detto “voglio fare” il medico, o l’astronauta. Un’altra caratteristica dei primi anni è stata l’essere sia dislessico sia disgrafico. Ho passato anni con davanti pagine e pagine di quaderni su cui mi esercitavo a scrivere tutte le lettere. Ho fatti anni di nuoto perchè la coordinazione fisica aiuta quella celebrale e quindi mi aiutava a scrivere meglio. Nella mia infanzia non c’erano molti sogni legati a professioni o successi futuri ma solo il piacere di scoperta. Leggevo tantissimo: una delle cose che amavo era leggere di più, per scoprire nuovi mondi o settori che non conoscevo. La curiosità la sfogavo sui libri.
 

Che consiglio potresti dare ai ragazzi, per analizzare se stessi quando si trovano davanti a una scelta?

Io ho fatto una scelta vent’anni fa, quando la capacità di ricerca di un adolescente era limitata a conoscenti, parenti, conoscenze fisiche. Oggi un ragazzo che esce dalle medie ha in mano un cellulare, che se utilizzato bene è la porta a un mondo vastissimo di informazioni. Il problema è sapersi districare tra le informazioni più o meno corrette. Consiglio di trovare un portale, un canale Youtube, uno strumento in cui poter credere e informarsi. Fondamentale è non fermarsi a un unico consiglio. Non fermarsi al primo portale che ti dice “vale solo il classico” o a quello che risponde “fate lo sportivo perchè gli atleti guadagnano”. Stratificate consigli su consigli da diverse fonti. Scegliere il classico o lo scientifico non cambia molto delle opportunità che potrà avere nel futuro; non c’è sempre un’opzione sola valida, e la possibilità che sta dando internet, soprattutto ora che sta entrando nell’uso della scuola può essere utile.

E poi fatevi guidare da un professore.
Tutti – anche se il vostro è diventato poco curioso – potrete trovare intorno a voi un professore che ha ancora la scintilla negli occhi e la voglia di consigliare e supportare gli studenti. O anche una piattaforma come questa, può aiutare la confusione di chi altrimenti starebbe davanti a un tablet o a un telefono, ma se gli dai un libro sono sempre felici di parlarne. Non significa eliminare gli schermi, solo mostrare ai bambini e ai giovani che le opzioni sono tante e le fonti di informazioni illimitate, dal nonno, alla passeggiata al professore. Se non si possono dare tante possibilità, di certo si può mostrare quanti canali ci sono per raggiungerle.
 

Senti di aver perseguito il tuo talento?

No, io non ho seguito un talento, l’ho alimentato. Questa è una azione diversa. Inseguirlo significa rincorrere qualcosa che consideri cool, i soldi, il successo. Invece io posso dirti che da quando ho iniziato a lavorare tutti i lavori che ho fatto non sono stati mai inseguiti, sono venuti in maniera naturale andando ad alimentare il proprio talento. Un percorso come questo non ha un inizio nè una fine. Sicuramente è corretto che inizi il prima possibile. Le cose che ti segnano non è detto che siano successe più di una volta, ma io ad esempio ho un ricordo dei miei genitori che mi leggevano un libro enorme di miti greci e latini, anche terribili, ma che mi hanno spinto a non fermarmi mai. Sicuramente dare degli stimoli il prima possibile e poi non fermarsi mai. Insegno in un Master e spesso persone con lunghi studi ancora non hanno la curiosità giusta. Meglio farla nascere il prima possibile e non fermarla mai.

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