È comune che un genitore dica: mio figlio/a è un talento. A volte è vero, ma ciò non toglie che il bambino possa avere difficoltà. Come gestirle?
“Mio figlio è un talento!” Quante volte ci è capitato di sentir dire – o di pensare a nostra volta – che nostro figlio abbia capacità particolari, evidenti rispetto agli altri. Di provarne un grande orgoglio, e di desiderare soprattutto di aiutarlo a sviluppare queste sue doti in ogni modo in cui ci è possibile? Lo stesso forte sentimento che abbiamo provato alla scoperta di un talento, però, può ripresentarsi rovesciato al suo opposto quando ci accorgiamo che il nostro piccolo talento ha delle difficoltà. Può generare confusione, incertezza. Nel genitore e in chi nutre aspettative, oltre che in lui. Si tratta di una situazione complessa, da gestire con attenzione, soprattutto se si manifesta in situazioni come la vita quotidiana o la scuola.
Mio figlio è un talento, ma fa fatica a scuola
Molti insegnanti possono raccontare di aver sentito dire, in occasione di un colloquio o di un incontro coi genitori, una frase che suona come: “Mio figlio è un talento!”. Può essere che si tratti di allievi che, però, a scuola hanno qualche difficoltà. Significa che non è vero, sono persino due asserzioni che si contraddicono? Non è detto. Accade che bambini di talento ammettano ai genitori di trovare il lavoro scolastico troppo difficile.
Secondo Carol Beinbridge, padre di un bimbo molto dotato, che ne parla sul portale Drafare, anzi, è proprio una frase come questa che potrebbe confermare che il genitore che dice: mio figlio è un talento, non sbaglia. Spiega: “per alcuni bambini dotati, il lavoro è così facile che è quasi fisicamente doloroso da completare”. È difficile concentrarsi su un lavoro ripetitivo o di cui non capiscono l’utilità. La difficoltà che percepiscono, quindi, potrebbe non riguardare il lavoro in sé, ma il modo in cui si richiede di svolgerlo. Se mio figlio è un talento, infatti, può accadere che sopporti con fatica la ripetitività o ciò da cui non si sente stimolato nel modo in cui le sue doti lo indurrebbero ad agire. O, ancora, che non riesca a mantenere molto a lungo la concentrazione sulle piccole cose quotidiane. Può essere un indice di potenzialità.
Come fare ad aiutarlo, se mio figlio è un talento?
Può sembrare un paradosso, e se la percezione di difficoltà di cui abbiamo parlato all’inizio è già evidente agli insegnanti, potrebbe esser difficile convincerli. Ma in certi casi, se mio figlio è un talento, è utile stimolarlo ancora di più. Pur rispettiamo il suo bisogno di avere una normale crescita e senza eccessi. Ma probabilmente amerà le sfide!
Tuttavia, è molto importante evitare le proiezioni. Un bambino di talento non deve essere marchiato come “genio”. Potrebbe generare in lui insicurezza e paura di deludere. Le qualità del proprio figlio vanno accolte e sostenute, ma avendo cura del suo benessere psicofisco e della completezza delle sue competenze. Avere una particolare capacità non rende mio figlio un talento in tutto. Può essere, ad esempio, che fatichi a fare le cose comuni, proprio perché non si sente stimolato.
Un genitore attento è chiamato ad occuparsi di questo, e insieme a tenere conto di suo figlio come individuo, secondo Bainbridge. Se mio figlio è un talento, quindi, devo occuparmi – verso il contesto di riferimento, e verso di lui – dei suoi bisogni: Il mio bambino ha bisogno di un ritmo più veloce? Apprendimento più approfondito? Più immagini? Altre attività pratiche? Più opportunità di ricerca indipendenti? Il compito del genitore è ascoltarlo e comprenderlo, per poterlo facilitare.
Se mio figlio è un talento faticherà a relazionarsi?
Un altro timore tipico dei genitori dei bambini dotati è che tendano a isolarsi, o a essere preso in giro o invidiato dai coetanei. In realtà, spiega Bainbrige, quando mio figlio è un talento, il modo in cui viene accolto dipende molto da come gli si insegna a gestire il proprio talento. Se, ad esempio, un bambino con doti scientifiche, viene invitato a portare in classe i suoi libri e a discuterne coi compagni, probabilmente anche loro saranno felici di parlare di questioni scientifiche da cui si sentano coinvolti. Così, la consapevolezza del fatto che mio figlio è un talento diventa un mezzo per stimolare la collettività, per risvegliare il talento anche negli altri!